Partiamo da un presupposto: parlare della propria sofferenza non è facile.
Non è facile ammettere a se stessi (prima che agli altri) che c’è qualcosa che non va e che non si è felici come si vorrebbe.
Non è facile urlare al mondo le proprie vulnerabilità e le proprie paure.
Non è facile trovare il coraggio di togliersi la maschera che nasconde agli altri la propria sofferenza.
Non è facile affrontare quel fastidioso (e stupido) pregiudizio sociale secondo il quale ognuno deve farcela con le proprie forze e non riuscirci è sinonimo di debolezza.
E, infine, può non essere facile anche convincersi di meritare un aiuto.
Date tali premesse, lo scopo di questo breve articolo sarà di cercare di comprendere in quali circostanze può essere utile rivolgersi ad uno psicologo e, quindi, prendersi cura della propria salute psicologica.
Perché rivolgersi ad uno psicologo?
Innanzitutto è necessario definire chi è lo psicologo.
Lo psicologo è un professionista della salute che può aiutare la persona a ritrovare ed utilizzare le proprie risorse e le proprie potenzialità al fine di migliorare la qualità della propria vita.
Spesso, prima di rivolgersi ad uno psicologo, possono passare molti mesi o addirittura anni. In questo arco di tempo convivere con i propri problemi potrebbe aver già compromesso in modo significativo differenti ambiti della propria vita.
Quando ci si rivolge ad uno psicologo?
Di seguito possiamo osservare alcune delle circostanze in cui, generalmente, ci si rivolge ad uno psicologo:
- Per affrontare un periodo di difficoltà con l’aiuto di uno professionista (ad esempio un lutto, un cambiamento, la fine di una relazione ecc.).
- Per favorire una maggiore conoscenza di se stessi e delle proprie potenzialità.
- Per approfondire alcuni aspetti di sé e della propria vita.
- Per comprendere meglio, per esempio nel campo delle relazioni, perché si ripetono sempre gli stessi errori che comportano inevitabilmente insoddisfazione e dolore.
- Per superare una situazione di stallo e/o blocco (scolastico, lavorativo, relazionale ecc.).
- Per ridurre il disagio provocato dalla presenza di uno o più sintomi psicologici che inducono una sofferenza pervasiva ed intensa (es: ansia, attacchi di panico, depressione, stress, paure, tristezza ecc.) e che compromettono significativamente la qualità della propria vita.
- Per uscire gradualmente da abusi e dipendenze (droghe, alcol, tabacco, cibo, sesso).
- Per raggiungere un equilibrio e gestire meglio alcuni aspetti problematici della propria personalità.
Rivolgersi ad uno psicologo significa essere “matti”?
Non è facile combattere questo fastidioso stigma sociale che risale a pregiudizi normativi e arbitrari (che poi, chi stabilisce le differenze tra i “matti” e i “sani”?).
Chiedere l’aiuto di un professionista non è qualcosa di cui vergognarsi: si tratta di accettare il fatto di aver incontrato sulla propria strada ostacoli che certamente non possono essere ignorati.
Quindi andare dallo psicologo non significa assolutamente essere “pazzi” o “diversi”. Indica, al contrario, la volontà di prendersi cura della propria salute mentale che è importante almeno quanto quella fisica.
Per maggiori informazioni leggi le risposte alle domande più frequenti sulla figura dello psicologo.
Dott. Valerio Di Lazzaro
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