Un nuovo studio pubblicato sulla rivista The Journal of Neuroscience (Ullman et al., 2014) dimostra come sia possibile predire lo sviluppo della memoria di lavoro di bambini e adolescenti attraverso la valutazione della struttura e dell’attività del cervello.
La memoria di lavoro (o working memory) è un sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione dell’informazione durante l’esecuzione di differenti compiti cognitivi come la comprensione, l’apprendimento e il ragionamento (Baddeley, 1986). In altre parole, la working memory è quel tipo di memoria che permette di trattenere nella mente delle informazioni, ad esempio un numero di telefono, per un lasso di tempo limitato. La working memory è una componente fondamentale per le performance scolastiche, in particolare per le abilità matematiche.
Esperimento
In questo esperimento è stata utilizzata la Magnetic resonance imaging (MRI), una tecnica di neuroimmagine non invasiva che permette di investigare l’anatomia e la funzionalità del corpo (del cervello in questo caso).
Gli scienziati hanno valutato 62 volontari di età compresa tra i 6 e i 20 anni attraverso una batteria di test cognitivi che indagavano la working memory e il ragionamento. In seguito è stata valutata la struttura e l’attività del cervello dei partecipanti attraverso l’MRI mentre eseguivano compiti che implicavano la working memory.
Due anni dopo i soggetti sono tornati nel laboratorio e hanno effettuato gli stessi test cognitivi. I ricercatori, grazie a particolari tecniche statistiche, hanno riscontrato che i risultati ottenuti nella prima visita dalla MRI erano correlati con i risultati dei test cognitivi attuali. I ricercatori quindi sono giunti alla conclusione che grazie all’MRI si può prevedere lo sviluppo della working memory.
Senza dubbio questa scoperta apre nuovi scenari nel campo dei disturbi cognitivi dello sviluppo. Gli autori della ricerca si augurano che in futuro, grazie allo sviluppo della tecnologia, sarà possibile identificare eventuali disturbi cognitivi in età molto precoci in modo da intervenire affinché il bambino possa raggiungere un livello cognitivo “normale”.
Valerio Di Lazzaro
Riferimenti bibliografici
– Baddeley, A.D. (1986) Working Memory. Oxford: Clarendon Press.
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