Delirio Erotomanico: è sempre l’uomo a fare il primo passo?
Sconosciuto è chi scrisse per primo questa “regola”. La definiamo regola poiché così concepita dalle amiche donne. In genere il primo ad esporsi nell’esperienza di innamoramento è l’uomo poiché, conoscendo le regole del gioco, è consapevole del fatto che la donna tende sempre ad aspettare la prima mossa. Sarebbe una “profanazione” se non fosse rispettata questa regola, lo si capisce anche ascoltando una semplice conversazione tra due o più donne su come “conquistare” un uomo.
Cosa potrebbe succedere quando c’è una elaborazione distorta di questa regola?
Bozzetto di un caso clinico: L. aveva 26 anni e passava gran parte del suo tempo a letto pensando ad un suo “amore sfortunato”. La paziente alternava lunghi periodi di chiusura assoluta con crisi di pianto in cui esprimeva rabbia e risentimento nei confronti di uno psicologo da cui era stata in trattamento sette anni prima. Questi veniva accusato dalla paziente di “averla costretta” ad innamorarsi di lui. Nell’anamnesi c’è un precedente psichiatrico, una “sindrome depressiva” che fu trattata prima con antidepressivi triciclici e neurolettici poi con una psicoterapia ad indirizzo sistemico in cui L. conobbe uno psicoterapeuta. La risposta al trattamento fu assai buona, tant’è che si disse guarita e interruppe sia la terapia farmacologica che la psicoterapia.In base alla ricostruzione fatta con la paziente, ella aveva cominciato già da allora a pensare al Dottor X (chiameremo così lo psicoterapeuta). Le era sembrato che Lui avesse una particolare simpatia per lei: nelle sedute la difendeva dalle critiche della madre e del fratello ed una volta “le aveva strizzato l’occhio”. Quando aveva deciso di interrompere la terapia Lui l’aveva salutata con calore e “l’aveva abbracciata”. Le aveva detto “… arrivederci… ma non qui… altrove!”. Decise di attendere che si facesse vivo pensando che “come psicologo” potesse anche avere a disposizione dei mezzi speciali per comunicare con lei. Vide che alcune tv locali trasmettevano programmi di consulenza psicologica. Imparò a leggere i messaggi che “fra le righe Lui le mandava”. Arrivò a notare che in TV anche i conduttori le si rivolgevano direttamente e certamente su indicazione del Dottor X. Quando i messaggi erano buoni e lusinghieri erano giorni di gioia, altrimenti passava anche intere giornate a piangere e a languire. Progressivamente la sua vita sociale si inaridì completamente. Inoltre percepì che i propri familiari la stavano ostacolando nel suo amore per cui un giorno “non si poté trattenere” e aggredì la madre. E questo fu il motivo della visita psichiatrica…
Abbiamo appena letto un caso in cui è presente un Delirio Erotomanico o Sindrome di de Cléarambault. Quest’ultimo è più frequente nelle donne che negli uomini e una varietà di questa è stata denominata da Hart (1921) “follia delle vecchie zitelle”, nella quale possono svilupparsi spesso deliri persecutori.
In modo tipico, una donna crede che un uomo, più anziano e di ordine sociale più elevato del suo, sia innamorato di lei. La “vittima” di solito non ha fatto nulla per attirare la sua attenzione. La paziente sostiene invece che l’Altro è stato il primo a innamorarsi e a mandare messaggi di disponibilità amorosa (seguendo da copione la “regola” sopra citata). Si parte dall’intuizione che l’Altro sia stato preso da amore travolgente e questo lo porterebbe a mettere in atto una serie di tecniche seduttive volte a far nascere la passione anche nella paziente. Inoltre la paziente perlopiù tende a negare un suo coinvolgimento passionale, almeno all’inizio, per proporre un’immagine di sé come di persona che “ha finito per innamorarsi” solo per le protratte insistenze ed offerte amorose dell’Altro.
I criteri di definizione di questo delirio sono:
- Esiste un delirio di rapporto amoroso, con una persona per lo più di rango sociale più alto;
- Il paziente è fermamente convinto che sia l’Altro ad innamorarsi per primo e che per primo abbia fatto delle “avances”;
- L’esordio è improvviso;
- C’è una permanenza nel corso del tempo dell’oggetto amoroso;
- Il paziente tende a fornire spiegazioni sul comportamento paradossale dell’Altro;
- Il decorso è cronico;
- Non si hanno allucinazioni.
Per capire lo sviluppo del delirio consideriamo i tre momenti che strutturano l’esperienza di innamoramento.
Abbiamo il primo momento che è dato dalla costruzione di un particolare spazio coscienziale strutturato dall’attesa dell’amore, che ha lo scopo di riempiere il “gap” fra la percezione della propria limitatezza ed l’aspirazione verso un incontro che sia il definitivo superamento di questa percezione. A questo segue il momento dell’ “incontro” che possiamo leggere come l’ingresso dell’Altro nello spazio coscienziale costituito dall’attesa. A questo punto si è già costruita la base soggettiva dell’esperienza di innamoramento che ora cerca di tradursi nella realtà attraverso il terzo momento quello della “spinta all’azione” volta alla conferma esterna del processo interno che si è descritto. Da qui l’importanza che l’Altro mandi un segnale di disponibilità.
In breve abbiamo come primo atto la costruzione dello spazio dell’”attesa”, successivamente questo viene riempito dall’incontro con la persona amata che pone “un segno d’amore” nello spazio dell’attesa, che non necessariamente ha le caratteristiche della concretezza. Infine la spinta all’azione per la ricerca di una corrispondenza affettiva nell’Altro.
Nel Delirio Erotomanico il momento che risulta alterato è il terzo ovvero quello della ricerca della mutualità affettiva, di un confronto tra la propria coscienza passionale e la realtà dell’Altro. Più nello specifico il terzo momento viene dato per scontato perché l’Altro sarebbe stato il primo ad essere preso da passione per il soggetto.
…Dopo alcuni mesi di terapia psicofarmacologica la paziente è migliorata arrivando a trovare una distanza emotiva rispetto alle tematiche erotomaniche della cui veridicità rimase comunque fortemente convinta. (Benvenuti Paola., (2007). Psicopatologia nell’arco della vita, Seid editori, Firenze, pp 151-152).
Attilio Fappiano
Riferimenti bibliografici:
Benvenuti Paola., (2007). Psicopatologia nell’arco della vita, Seid editori, Firenze.
Hart B., (1921). The Psychology of Insanity. Cambridge University Press, Cambridge.
Sims A., (2009). Introduzione alla psicopatologia descrittiva, Raffaello Cortina, Milano.
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